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Professionisti, tutte le strategie per migliorare la rintracciabilità dello studio sul web

di Paola Parigi

Pubblicato su QDF Il Sole 24 Ore del 1 luglio 2017

Uno studio professionale può aver deciso di dotarsi di un sito internet, di non farlo o può trovarsi nella situazione intermedia non avere ancora scelto cosa fare.
Avere o non avere un proprio sito non esime dall’essere presenti sulla rete. Chiunque desideri mettersi in contatto con noi, avere maggiori informazioni, scoprire dove trovarci o quale sia la nostra reputazione online, lo farà e qualcosa troverà.
È evidente che sia molto utile e certamente accorto conoscere la nostra visibilità online e tentare di gestirla, nei limiti del possibile.

Il Googling (italianizzato in Googolare)
Il neologismo che significa “cercare con Google” è entrato nella lingua parlata ed esprime in sé tutta la semplicità con la quale oggi si cercano, e soprattutto ci si aspetta di trovare, informazioni su qualunque argomento o persona in rete.
Che un professionista non compaia, non solo non è socialmente accettabile, è un brutto segno per la sua reputazione. L’assenza di informazioni disponibili, di una immagine e un profilo istituzionale, creano un senso di mistero del tutto incompatibile con il concetto di reputazione ai tempi di internet.

Il troppo stroppia
La presenza in rete è talvolta eccessiva, a causa dell’uso smodato che si fa dei Social Network.

Se il professionista è appassionato di Facebook o di Instagram, deve fare attenzione (molta attenzione), alla coerenza tra quello che pubblica e l’immagine professionale che desidera dare di sé.

Anche se molto impegnato può trovare tempo per condividere sui Social il suo pensiero, anche personale o rivolto agli amici, ma deve cercare di restare nei limiti di quanto sarebbe disposto a dire di sé in pubblico, la privacy dei contenuti, per quanto in parte gestibile, può rivelarsi parecchio fallace in caso di improvvisa popolarità.

Lo snippet
Nel caso invece un professionista abbia inteso dotarsi di un sito o lavori in uno studio che ne ha uno, si dovrà fare in modo che tanto il singolo quanto il sito compaiano tra i primi risultati della ricerca su Google in caso di ricerca. Questo risultato si ottiene spontaneamente grazie alla mole e alla cura dei contenuti del sito e, meno spontaneamente, svolgendo attività di Seo (si veda Il Quotidiano del Fisco del 24 giugno ).
Si potrà, inoltre, controllare che il risultato compaia non solo in quanto tale, ma dotato di contenuti addizionali ben organizzati.
Utilizzando alcuni accorgimenti e gli opportuni strumenti software si può lavorare sulla visualizzazione dello snippet, ovvero la stringa di testo, risultato della ricerca, che consente il collegamento diretto con il sito.
Lo snippet è composto da un titolo, dall’Url (indirizzo internet della pagina), e da una stringa di testo composta da un numero predefinito di caratteri sotto il quale Google lo considera incostistente e sopra il quale del tutto inutile e che pertanto ignora.
Lo snippet può essere realizzato anche in modo da contenere dei sottotitoli, organizzati in due colonne che consentono l’accesso rapido a pagine speciali del sito, ad esempio “I professionisti”, “le attività”, “I contatti”.
Uno snippet curato intanto occupa più spazio degli altri nella videata di risultato di Google, inoltre implica cura e attenzione ai contenuti del sito e, in sostanza, parla da solo.

L’attività di Google Business
Quando si esegue una ricerca conoscendo invece il nome del professionista, sia esso un avvocato, commercialista o altro capita di veder comparire, sulla destra della videata, un riquadro composto da contenuti testuali e immagini che anticipano informazioni aggregate sull’attività.
Si tratta di Google My Business un prodotto (gratuito ma che consente anche l’attivazione di servizi a pagamento), di Google che può essere di grande utilità.
Se si è titolari dell’attività, Google consentirà di personalizzare quell’area, aggiungendo, ad esempio, testi descrittivi, link, mappa, orari di apertura e un buon numero di immagini. Sull’attività, inoltre, gli utenti possono lasciare recensioni.
Un buon profilo Linkedin, curato con la pubblicazione di post e articoli costanti e una presenza aggiornata su Google My Business consentono oggi, paradossalmente, anche di non avere un proprio sito internet il che per l’avvocato o il commercialista che lavora da solo può anche essere accettabile, ma altrettanto non è per uno studio organizzato.
La presenza del singolo professionista, in questo ultimo caso, va coordinata con quella dello studio e meglio sarebbe se i risultati che lo riguardano fossero sempre filtrati attraverso la versione istituzionale di sé, fornita dal sito dello studio.

Il Personal branding
Molto in voga negli ultimi anni il personal branding (se autogestito self branding), è l’insieme delle attività che consente appunto di fare di sé stessi un brand, in sostanza di affinare e migliorare la propria reputazione online per ragioni professionali.
Coniato per la cura della presenza online delle persone popolari come sportivi o gente di spettacolo, è entrato a far parte delle tecniche di marketing del professionista e comprende una serie di attività di aggiornamento e continuo monitoraggio della presenza online, di ottimizzazione di immagine e reputazione e, talvolta, di creazione di contenuti.