Social Media Studio Legale
Blog, Comunicazione, Pubblicazioni, Web

Da Linkedin e Facebook una spinta per far conoscere l’attività dello studio

Pubblicato su Quotidiano del Fisco – Il Sole 24 Ore – 3 giugno 2017

di Paola Parigi

L’attivazione dei cosiddetti canali social può essere di grande utilità per la comunicazione degli studi professionali, a condizione che la scelta di contenuti e dei metodi di condivisione sia consapevole e attuata correttamente. In primo luogo deve essere chiaro allo studio quale sia l’obiettivo che intende perseguire attraverso la presenza sui Social Network e con quali criteri misurerà o determinerà se questa presenza ha successo o meno.

L’obiettivo, come sempre in ogni azione di comunicazione o marketing, è la questione principale da risolvere.

Gli obiettivi che possono essere raggiunti attraverso una presenza sui canali social sono i seguenti:

Top-of-Mind awareness

Essere, tornare e restare in cima ai pensieri dei propri clienti e dei potenziali contatti è uno degli obiettivi perseguibili. Dimostrare una costante presenza sui Canali Social e comunicare attraverso di essi accorcia le distanze e consente di rendere frequenti e meno sporadici i contatti e le interazioni.

Questo obiettivo si raggiunge grazie alla metodicità, rispondendo ai messaggi, ringraziando per le richieste di contatto, generando occasioni di scambio.

Aumentare la propria credibilità

Comunicare attraverso i Social Network le competenze e la professionalità consente di posizionarsi e confermare le qualità nel proprio specifico settore, di fronte al pubblico, costituito da clienti e potenziali clienti. L’obiettivo si raggiunge condividendo articoli, post del proprio blog, relazioni a eventi a cui si è partecipato od opinioni su fatti e notizie legate al proprio settore.

Stimolare la conoscenza del “brand”

Sia esso il nome proprio o dello studio, la costante presenza sui Canali Social attiverà il meccanismo di brand awareness ovvero consentirà a ciascuno dei nostri contatti di pensare di conoscerci già, così da sentirsi più portato ad avviare una relazione diretta.

I Social Network non sono tutti uguali

Le piattaforme cambiano e sono diverse tra loro, non sono ugualmente utili né tantomeno stabili nella loro forma, target e funzionalità. Occorre documentarsi e frequentarle per essere aggiornati sulle nuove tendenze e funzioni.

Non c’è quasi nulla di certo in questo mondo, salvo il fatto che, appunto, si tratti di un “mondo” nel quale determinare la propria presenza e non solamente di un “modo” di comunicare.

L’utilizzo di Linkedin per la costruzione di una rete e di una audience professionale

Linkedin è certamente il Social più adatto alla comunicazione professionale. Nasce a questo scopo e tenta di mantenere fermo questo posizionamento nonostante una parte dell’utenza tenda spesso a fraintenderlo.

Strumento principe per i cacciatori di teste e i recruiter, è uno canale di comunicazione potente, molto migliorato con il passare del tempo. Va infatti di essere interpretato come un sito biografico e professionale completo e sufficientemente interattivo.

Disponibile in versione gratuita, consente di pubblicare e tenere aggiornato un “profilo” strutturato come un curriculum vitae dinamico (propone contatti con colleghi ed ex colleghi e predispone al networking), di pubblicare post, ovvero brevi contenuti che alimentano la “bacheca” (o feed), comune a tutti i contatti collegati tra loro e articoli, cioè elaborati di testo più lunghi che restano collegati al profilo come contenuti aggiuntivi.

Con una piccola spesa, permette anche di accedere a qualche dato statistico (chi ha visitato il profilo e letto i post o gli articoli), che può rivelarsi utile per verificare l’efficacia della propria attività di comunicazione.

I servizi di pro-memoria e messaggistica sono utili a rinforzare i legami con le persone che fanno parte del network.

Inizialmente è stato pensato per dare corpo alla rete personale e professionale di ciascun utente, così che aveva senso “linkarsi” solo a chi ne faceva parte per aver frequentato la stessa università o lavorato nello stesso studio e via dicendo. In seguito, proprio grazie alla sua tenacia nel rimanere posizionato nel ristretto ambito lavorativo ha svolto invece la funzione di estendere la rete al di fuori dei confini del mondo conosciuto, stimolando il contatto con persone giudicate “interessanti” per ragioni professionali, tanto che le si conosca personalmente o meno.

Rispetto agli altri Social Network prevede che si parli solo di lavoro senza sembrare noiosi o autoreferenziali.

Il profilo di Facebook e la pagina di studio

Facebook invece richiede un altro tipo di approccio.

Chi ne fa un uso strettamente professionale viene giudicato piuttosto fuori luogo. È un Social più confidenziale (apparentemente), dove esprimere anche interessi extraprofessionali, partecipare alla vita pubblica e seguire campagne di opinione.

Non avendo lo scopo professionale, la rete stessa dei collegamenti sarà formata da persone di estrazione totalmente diversa tra loro e ogni esternazione dovrà tenere conto di differenti competenze e sensibilità.

Un professionista potrà dunque condividere un articolo anche sul suo profilo Facebook ma dovrà essere consapevole che sarà visualizzato anche da parenti e amici che nulla hanno a che fare con il proprio lavoro, a meno di aver segmentato i propri contatti creando gruppi di interesse. Questa possibilità è data, ma viene usata raramente.

La “pagina Fan” di Facebook, utilizzata anche da molti studi professionali come una versione ufficiale del profilo di studio, ha numerosi limiti funzionali che non la rendono altrettanto appetibile di un profilo Linkedin ben fatto e, tutto sommato, è più costosa.

Perché infatti, i contenuti pubblicati sulla pagina Facebook siano visibili a un pubblico ampio, che vada oltre i limiti del numero di persone che vi hanno messo inizialmente un “like” (i Fan), occorre sponsorizzarli investendo denaro. Gli stessi Fan non potranno leggere i contenuti nel proprio feed se non hanno impostato questa visualizzazione prioritaria e così la pagina parlerà, sostanzialmente al vento, a meno di pagare perché venga letta.

In caso di sponsorizzazione del contenuto, la visualizzazione invece potrà essere rivolta a un target profilato (ad esempio italiani di età superiore ai 30 nell’area di Milano che abbiano tra i loro interessi la legge e il diritto), ma apparirà nel feed come un “contenuto sponsorizzato” e questo fatto avrà un effetto ambivalente: diventare visibile a qualcuno che non conosce lo studio o far perdere immediatamente di interesse in coloro che la interpretano come una inserzione pubblicitaria.

Leggi tutto su Quotidiano del Fisco de Il Sole 24 Ore