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Futuro prossimo: l’intelligenza artificiale sostituirà i giudici

Continua dalla prima parte

Il software costringe le parti a concentrare il proprio interesse sulle richieste e a graduarne la rilevanza. Ad esempio chiede a moglie e marito di indicare quali asset intendono ottenere e in che misura su di una scala da 1 a 100. Elaborando le richieste, il software riesce a compiere una distribuzione più equa delle risposte di quanto non riescano normalmente a compiere i giudici in carne ed ossa.

 

«Abbiamo seguito un principio basato sull’interesse e abbiamo cercato di soddisfare la maggior parte dei bisogni delle parti», sostiene Zeleznikow. «La gente, di solito, non pretende le cose con lo stesso grado di intensità. Per ottenere quello che vuole realmente è pronta ad accettare scambi e a rinunciare ad alcune alrte cose a cui tiene in misura minore. Abbiamo incluso strategie di comprensazione -aggiunge Zeleznikow – e abbiamo identificato i premi di scambio in favore della parte che le desidera maggiormente e che compensano la parte che vi rinuncia».

Secondo il professore, le negoziazioni si svolgono in tre modi fondamentali: in un primo caso le parti si concentrano sui propri interessi e guardano a quello che vogliono ottenere, in un secondo caso, quando una delle parti ha utto il denaro e il potere per imporre una soluzione, non vi è vera e porpria negoziazione, ultimo, una terza parte, cioè il sistema giudiziario, impone loro una soluzione. Il principio di soluzione delle controversie elaborato dagli studiosi australiani ha riscosso notevole eco nel mondo anglosassone e tra gli esperti di intelligenza artificiale che stanno studiandone le applicazioni ai principi giuridici.

Forse i tempi non sono ancora maturi, ma certamente l’approccio informatico al problema è altrettanto corretto di quello strettamente giuridico e può rivelarsi persino più equo. I “correttori” della eventuale ottusità della macchina (che peraltro è scevra da ogni pregiudizio e già per questo meno potenzialmente iniqua e influenzabile), consistono nella grande quantità di casi e di soluzioni reali di cui è dotato il data base di riferimento del computer a cui fare ricorso per confrontare la soluzione matematicamente corretta e introdurre delle variabili basate sulla statistica, ovvero nei casi in cui una soluzione non esista.

In questo appunto consiste l’intelligenza dell’elaboratore, nell’attingere spontaneamente e senza  bisogno di ulteriori input, dall’esperienza che gli uomini hanno fatto nella maggioranza delle questioni analoghe di quello stesso genere. Probabilmente questo sistema non potrà applicarsi tout court a tutte le controversie, tuttavia si potrebbe adattare facilmente alla materia giuslavoristica, fiscale e alle più generiche contestazioni in materia commerciale e infortunistica.

Pare che il confronto tra i risultati dell’uso di Split-Up abbia dimostrato che il computer è in grado di sostituire appieno il giudice o gli avvocati in carte ed ossa.

Un discreto vantaggio deriva, peraltro dalla considerazione che il lavoro dell’intelligenza di silicio costa molto ma monto meno di quello dei consulenti e dei togati.