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Intervista a
Paola Parigi

Con questa intervista a cura di Vittorio Colomba, pubblicata sul periodico Stati Generali, Paola Parigi  è intervenuta su visione strategica e prospettive distorte dalla pandemia, strumenti della comunicazione digitale, branding e web reputation per gli avvocati e i professionisti.

Leggi l’intervista:

La pandemia, ancora in corso, ci ha insegnato che i piani a lungo periodo non sono più attuabili. Serve una  visione strategica con un orizzonte temporale ridotto. Come cambiano le strategie di marketing?

«Per come conosco gli avvocati, sono pochissimi quelli che si applicano nel progettare strategie, tantomeno di lungo periodo. Credo che gli unici piani sconvolti dalla emergenza pandemica riguardino un numero marginale di studi che avevano, sfortunatamente per loro, deciso di fare investimenti immobiliari nel periodo immediatamente precedente l’insorgere della crisi.

I contraccolpi più significativi sono stati avvertiti dagli studi grandi o grandissimi che hanno operato una riduzione del personale legale e dovuto affrontare negoziazioni sugli asset immobiliari e le esposizioni creditorie.

Fusioni, spin-off e mutamenti di scenario sono stati assolutamente in numero e forma fisiologica per questo settore per tutto lo scorso anno. Se c’è stato un incremento della mobilità, va ascritto ad una certa pulsione ad approfittare dell’emergenza per realizzare un cambiamento atteso ma che non si aveva il coraggio di affrontare o, talvolta, per tagliare rami secchi. Con l’occasione i più audaci hanno puntato sulla crescita e intercettato talenti che in altri tempi non sarebbero stati disponibili.

Paradossalmente la pandemia ha costretto la maggioranza degli studi a ripensare la propria attività e a rinnovare forzosamente le modalità di lavoro, di approccio alla clientela e di rapporti con i clienti.

Questa spinta, decisamente inaspettata, ha prodotto però dei cambiamenti positivi, ha impresso una accelerazione all’innovazione nei sistemi informatici nella sicurezza per la necessità di passare al lavoro in remoto, ha costretto molti a prendere atto di aver bisogno di una adeguata strategia di comunicazione online, pena la graduale scomparsa dello studio agli occhi dei clienti.

Con la pandemia questo è certo, la comunicazione si è spostata pressoché completamente sul web, ora più che mai non esserci equivale a non esistere.

Da quel che ho potuto osservare, la maggior parte degli avvocati ha espresso una buona dose di flessibilità nell’affrontare i cambiamenti e una predisposizoine alla ripresa, dopo un primo momento di smarrimento, totalmente comprensibile e condivisibile.

La flessibilità secondo me è una dote presente nel bagaglio del professionista che per sua natura vive senza certezze e, per così dire, sviluppa anticorpi che lo aiutano ad elaborare risposte rapide ai cambiamenti di scenario».

Negli ultimi anni ci si è concentrati più sugli strumenti (sito internet, pagine social,…) che sulla web reputation, ma oggi, anche per uno studio legale, è indispensabile avere una buona reputazione sul web. É d’accordo?

«Sono d’accordo che la web reputation sia essenziale e questo accade non da oggi. Come ho detto, non essere presente e visibile online equivale oggi a non esistere, professionalmente parlando. Come la reputazione nel mondo “reale”, anche quella sulla rete, è essenziale al successo professionale e si conquista con fatica e nel tempo, certamente non si improvvisa.

L’equivoco che molti professionisti commettono sta nel non comprendere il peso di due fattori:
– il primo, che ognuno ha una web reputation, che gli piaccia o no;
– il secondo, che sito e social non sono strumenti intercambiabili per gestirla, ma hanno ruoli diversi che vanno maneggiati consapevolmente.

Per essere più chiara, ognuno di noi, se cerca il proprio nome su Google trova qualcosa.
Quello che trova, compresa la gerarchia nella quale le informazioni sono organizzate, è lo specchio della sua web reputation.

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